L’ifantria cunea americana è un lepidottero di origine nordamericana presente in Italia dagli anni ’70.
Le giovani larve si nutrono delle foglie di numerosissime latifoglie, e in piena estate, posso defogliare completamente una pianta colpita e se l’infestazione è ripetuta negli anni, posso provocare un indebolimento ed un deperimento progressivo delle piante, costrette a rigermogliare in periodi di stress idrico e di caldo eccessivo.
Gli ospiti preferiti sono: acero, gelso, salice, pioppo, tiglio, olmo, platano, ciliegio, frassino, ontano, biancospino.
Le larve neonate sono di colore giallo pallido, con testa nera e due serie di punti neri longitudinali lungo il dorso, cosparso di setole morbide e non urticanti. A maturità mostrano una colorazione più tendente al giallo-verdastro, raggiungendo le dimensioni di 3-3,5 cm.
Gli adulti sono delle farfalle lunghe 1-1,5 cm con apertura alare di 2,5-3 cm. Sono di colore bianco, a volte punteggiato di nero sulle ali anteriori, tipicamente nei maschi.
Ifantria cunea americana compie due generazioni all’anno.
Trascorre l’inverno come crisalide, preferibilmente negli anfratti della corteccia ma anche nelle vicinanze delle abitazioni.
Gli adulti sfarfallano tra aprile e maggio e le femmine depongono le uova sulla pagina inferiore delle foglie, in particolare nella parte più alta e soleggiata della chioma. Nascono così le larve dette di prima generazione, che compaiono a giugno e compiono la prima infestazione. A luglio-inizi agosto diverranno adulti che daranno vita alle larve di seconda generazione, che compaiono tipicamente ad agosto-settembre ed essendo più numerose provocano danni maggiori. Ad inizio autunno completano il loro sviluppo larvale e si incrisalidano per svernare la primavera successiva.
A differenza della processionaria, in mancanza delle setole urticanti le larve non determinano problemi di carattere igienico sanitario. Il danno che provocano è dovuto alla loro voracità, scheletrizzando intere piante se lasciate agire indisturbate.
La strategia più efficace si avvale di una prima fase di monitoraggio e di asportazione dei nidi tagliando i rami contenenti le larve o distruggere i nidi con il fuoco.
La seconda fase prevede invece dei trattamenti larvicidi sulle larve giovani (<1,5 cm di lunghezza) a base di bacillus thuringiensis ssp. Kurstaki( Btk), innocuo per l’uomo e per gli animali.
Il trattamento avviene in prima mattinata o di sera per evitare che il prodotto si degradi al sole. Non si tratta se si prevede pioggia.
In situazioni di emergenza invece, quando l’attacco è particolarmente intenso, si utilizzano piretroidi naturali, meno dannosi per l’ambiente.
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